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Il referendum del 1946

XII Nel referendum Romita tiene segreti i risultati di 34112 sezioni

By Dicembre 21, 2010Ottobre 24th, 2021No Comments

XII

NEL REFERENDUM ROMITA TIENE SEGRETI

I RISULTATI DI 34.112 SEZIONI ‑

DE GASPERI NON CREDEVA

NELLA VITTORIA DELLA REPUBBLICA:

LETTERA AUTOGRAFA A FALCONE LUCIFERO

 

In quanto poi ai risultati delle votazioni per il referendum istituzionale, il Romita si vanta di non averli pubblicati man mano che gli giungevano dalle 35.320 sezioni elettorali dell’intera nazione, ma di averli tenuti segreti per sé fino al pomeriggio del 4 giugno 1946, quando fu sicuro che la vittoria era per la repubblica .

Il Presidente del consiglio dei ministri dell’epoca, on. Alcide Do Gasperi, era tenuto anch’egli all’oscuro dei risultati, tanto è vero che la mattina del 4 giugno 1946, così scriveva, su carta intestata della Presidenza del Consiglio e di suo pugno, al ministro della Real Casa, Falcone Lucifero (riproduciamo in facsimile la lettera):

Signor Ministro,

Le invio i dati pervenuti al Min. dell’interno fine alle 8 di stamane. Come vede si tratta di risultati assai parziali che non permettono nessuna conclusione. Il ministro Romita ritiene ancora possibile la vittoria repubblicana. Io, personalmente, non credo che si possa rebus sic stantibus giungere a tale conclusione.

Cordialmente. f.to Da Gasperi 

E il De Gasperi doveva avere tanta poca fiducia nel suo ministro dell’Interno Romita, che nella stessa lettera aggiungeva, sempre di suo pugno, il seguente poscritto: 

P.S. Le cifre sono ancora confidenziali. Le sarò grato se Ella mi mandasse (sic!) Sue eventuali informazioni accertate “. 

Tanto più strana appare questa lettera, in quanto l’on. Pietro Nonni ‑allora vicepresidente del consiglio dei ministri , dicendo di volere ” ristabilire la verità e la cronologia dei fatti “, in data 17 gennaio 1960 ha scritto che ” i risultati del referendum erano noti fin dal 4 giugno, cioè fin dallo stesso giorno in cui il Presidente del consiglio dei ministri scriveva al ministro Lucifero che personalmente non riteneva possibile la vittoria della repubblica e chiedeva allo stesso Lucifero di mandargli ” eventuali informazioni accertate “.

E, a meno di ritenere che De Gasperi scrivesse a Lucifero una cosa mentre ne sapeva e pensava una diversa, la lettera dell’on. De Gasperi smentisce nettamente quanto afferma il Romita nelle sue memorie, che cioè Da Gasperi constatando ” che i voti repubblicani aumentavano troppo lentamente avrebbe esclamato: ” Andiamo male, ma non c’è assolutamente da disperare “.

Anche l’ammiraglio Stone ha dichiarato: ” I risultati del referendum istituzionale sono stati mantenuti segreti ‘. 

L’uomo dal tono un po’ troppo napoleonico, per adoperare la citata espressione di Bruno Gatta, si permise di trattare cosi i quarantacinque milioni di italiani che attendevano ansiosi le notizie che decidevano il futuro della Patria. Egli, installato al Viminale senza investitura popolare,disprezzando l’ansia del popolo, godette alfine quello che egli definisce ” il momento più bello della mia vita”.

Tenute presenti la condotta e le vanterie di Romita quale ministro degli Interni, la confessione che egli serbò per sé i risultati degli scrutini di 34.112 sezioni finché non ebbe la certezza della vittoria, ha fatto ritenere che in questo lasso di tempo fossero stati manipolati i risultati.

Una volta spostati dalla monarchia alla repubblica, e viceversa, i dati di alcune delle 34.112 sezioni ‑ di cui il Romita ammette di aver tenuto per sé i risultati ‑, in modo che il numero dei votanti restasse immutato, come sarebbe stato più possibile rintracciare questi spostamenti tra quelle decine di migliaia di risultati? 

Sarebbe occorsa un’opera gigantesca e interminabile di controllo e revisione delle singole cifre. 

L’avvocato Francesco Garzilli racconta che essendosi recato a Montecitorio ‑ dove la Corte di Cassazione fungeva da ufficio centrale elettorale ‑ in un giorno tra il 6 e il 9 giugno 1946, assieme ad un funzionario del Ministero degli Interni e ad altra persona, poté vedere alcuni verbali caduti da pacchi di schede sfasciatisi per il maneggio, e rilevare così un’alterazione elementare e furbesca. Su alcuni moduli predisposti per i verbali delle votazioni di ciascuna sezione, ” con un tratto di penna era stata cancellata la parola a stampa ‘Monarchia’ e sostituita, sempre a penna, con la parola ‘Repubblica’, invertendo così i risultati a danno della monarchia “. 

E’ noto che il Romita aveva chiuso l’ufficio elettorale del Ministero degli Interni, al Viminale, come un conclave, con paratie di legno erette nei corridoi, onde vietare a tutti i non addetti l’accesso a quegli uffici.

Nessun controllo mentre pervenivano i dati; nessuna comunicazione al pubblico man mano che giungevano dalle migliaia e migliaia di sezioni. I dati erano soltanto comunicati al Romita nella sua roccaforte del Viminale, ove ‑ come egli stesso narra ‑ era rimasto in quei giorni anche a mangiare e a dormire. 

Egli solo il padrone dei numeri, non già il popolo italiano.

Comunque, il Romita, vantandosi, come abbiamo riportato, di avere manovrato le elezioni amministrative a suo libito e con lo scopo di giungere alla vittoria repubblicana nelle successive elezioni per il referendum; vantandosi di avere trattenuto presso di sé e nascosto al paese i voti di 34.112 sezioni elettorali, si è comportato una volta e l’altra in modo arbitrario e antidemocratico, dando diritto ad ogni cittadino di pensare che egli abbia manipolato i dati in modo da portare alla vittoria, sia pure esigua, la repubblica che egli voleva. Vittoria in ogni modo inesistente, perché, come abbiamo dimostrato nei capitoli precedenti, i cittadini che non poterono votare furono nove volte di più della pretesa esigua maggioranza attribuita alla repubblica.