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Colloqui con re Umberto di Nino Bolla

Colloqui con Re Umberto – di Nino Bolla – 4

By Febbraio 13, 2021Gennaio 24th, 2022No Comments

Il dramma dell’8 settembre

  • Il Maresciallo Graziani ed il suo incontro con il principe Umberto alla vigilia dell’aristizio

 

Tace: ho l’impressione che il suo rammarico per la condotta di Graziani sia molto vivo.E l’ho compreso maggiormente quando mi fui dato leggere il Diario Storico di Umberto nel quale i nomi di Graziani e di sua moglie, prima dell’8 settembre ricorrono alcune volte per visite al principe.

Ma in un errore sono incorsi quei giornalisti hanno scritto che il Maresciallo fu a colazione con Umberto di Savoia il 7 settembre. Nell’accennato diario si legge: 7 settembre, 19.45 SAR riceve in udienza alle 10.30 il maresciallo Richtofen. Alle 18.30 riceve il Maresciallo Graziani. Niente colazione.

Inoltre si tratta di una ben strana coincidenza. Due avversari di dopodomani ricevuti nello stesso giorno. Uno come supporto alleato, alla cui richiesta di una visita non si poteva in quel momento rispondere di no; uno come collaboratore al quale si diceva volentieri di sì. Quali argomenti saranno stati trattati in quel colloquio? Mi confiderà un giorno qualcosa Umberto su questo punto, rimasto ancora oscuro?

“Durante la visita del 7 settembre il Maresciallo Graziani mi consegnò un promemoria in cui erano precisati i suoi effettivi rapporti con il fascismo e con Mussolini. Detto documento, occultato il 9 settembre, da solerti cittadini di Anagni, mi fu riconsegnato alla fine della guerra. Stimavo Graziani ottimo soldato. Quando aveva appreso nel 1943 che doveva essere celebrata una messa alla memoria di mio cognato, il Re di Bulgaria, chiese di assistervi insieme con la Marchesa di Neghelli. Fui sensibile a questo gesto spontaneo.

“Quando gli avvenimenti precipitarono durante il viaggio verso Pescara mi preoccupai del Maresciallo Graziani e incaricai il mio aiutante di Campo, colonnello Radicati, di raggiungere il Maresciallo che si trovava a Filettino, informarlo della situazione, dirgli di raggiungere Potenza prendendo tutti gli accorgimenti per non cadere nella mani dei tedeschi.

“Giunto a Brindisi mi misi ripetutamente in collegamento telefonico con Potenza per sapere se Graziani fosse giunto. Come ho appreso al ritorno dalla prigionia del colonnello Radicati, il solo aiutante era stato fermato dai tedeschi ad Olevano Romano e deportato in Germania. Se il destino non volle che il mio gesto di stima pervenisse a Graziani il dramma intimo che egli ebbe in seguito riguarda lui solo?”

Quasi sulla porta del piccolo studio ove riceve tendendomi la mano dice: “Se una cosa mi addolora nella ripristinata libertà di stampa concessa dal governo consenziente sua maestà non è tanto l’attacco alla Monarchia, esposta facilmente alla lotte politiche, quanto il fango che si tenta di gettare sulle forze armate, specie sui comandanti. Per qualche comandante non all’altezza del compito è ingiusto colpire tutta una categoria di ufficiali superiori, la quale anche in questa guerra ha dato eroi e vittime.

“Gli attuali capi dell’esercito italiano erano subalterni all’inizio della Guerra 1915-18 risoltasi con la vittoria: basterebbe questa realtà inconfutabile per provare che laddove la causa era sentita da tutti i futuri capi delle nostre forze armate acquistarono sul campo di battaglia il diritto di diventare tali nel domani.

“E se la nuova causa, diversa e meno sentita, ha avuto vicende opposte, specie nella conclusione, ciò non pertanto i generali, i colonnelli e i maggiori caduti in questa guerra in rapporto alle truppe impiegate sono in numero superiore a quelli della prima guerra mondiale.”

Affermazione che le statistiche ufficiali confermano ed è generoso, oltre che nobile, dopo una guerra perduta questa difesa dei capi sfortunati fatta dal più giovane dei capi militari.