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Ricorrenze

Per il decimo anniversario dell’esilio

By Novembre 17, 2020Novembre 23rd, 2021No Comments

10 anni dopo l’esilio

 

Italiani!

Si compiono oggi dieci anni da quando, in una grave ora della nostra storia nazionale, io ho lasciato spontaneamente il suolo della Patria, non volendo, come proclamai allora, né provocare spargimento di sangue fraterno con l’opporre la forza al sopruso né rendermi complice dell’illegalità commessa dal mio governo.

Dieci anni, durante i quali mai, la mia mente e il mio cuore hanno abbandonato un solo istante la Patria perduta: giorno per giorno ho seguito con animo trepidante il lento risorgere delle nostre fortune, dovuto allo spirito di sacrificio e al duro lavoro di ognuno di voi. Mia cura costante in questo lungo esilio è stata di aiutare, per quanto era in me, il vostro sforzo, e di non pronunciare una parola  o compiere un gesto che potesse rendere più arduo il compito di coloro che avevano la responsabilità di governare il nostro Paese negli uffici di un regime estraneo alla storia e alle tradizioni nazionali, imposto all’Italia in un ora di generale e gravissimo turbamento degli spiriti.

Re Umberto II, Primi anni 50

Re Umberto II primi anni 50

Oggi che le ferite allora sanguinanti, si sono venute risanando il mio ricordo si volge con la stessa commozione di allora ai Caduti, ai mutilati, ai reduci di tutte le guerre, alle madri, alle spose, ai figli che hanno perduto o ancora attendono i loro cari.

A tutti coloro che hanno servito nel Regio Esercito, nella Regia Marina, e nella Regia Aeronautica, ai volontari e agli addetti ai servizi civili va il mio saluto, mentre il mio pensiero si rivolge reverente alle gloriose bandiere scomparse nel fuoco della battaglie o che attendono immobili nell’ombra silenziosa del Vittoriano.

Il nostro paese ha dietro di sé secoli di civilissima storia, alla quale è indissolubilmente legata la mia Casa. Il suo avvenire non può essere meno glorioso, anche se gravi problemi sono oggi davanti a noi.

I disegni della Provvidenza spingono le varie Nazioni dell’Europa sulla via di una sempre più accentuata solidarietà politica ed economica, in cui la sovranità dei singoli Stati è destinata a trovare necessari limiti. Prepariamoci, quindi, per quando l’ora sarà matura, ad entrare nella nuova Europa che sorge, ma senza rinunziare ai valori della tradizione nazionale ed anzi esaltandoli e perfezionandoli quale nostro vitale contributo ad un patrimonio comune.

Ricordiamo però che un popolo può tenere in pugno il proprio destino solo se unito e concorde.

In un paese libero la lotta politica è condizione naturale di vita. Piena legittimità hanno dunque tutti i partiti.

Ogni uomo, giustamente, aspira alla sicurezza del lavoro e ad una remunerazione che consenta a lui e ai suoi una esistenza migliore: piena legittimità hanno dunque le organizzazioni sindacali.

Ma la lotta politica e lotta sindacale non devono essere causa di odio di partiti o di classi.

E questo abbiano presente tanto coloro che le penose difficoltà della vita potrebbero spingere a credere nella violenza, quanto cloro che per egoismo, vorrebbero, valendosi di cultura e ricchezza, ostacolare l’ascesa dei meno fortunati. La giustizia sociale è insieme un dovere umano e cristiano, è condizione inderogabile per la salvezza delle stesse libertà politiche e civili.

Sono questi i principi ai quali si ispirano gli uomini che sotto la guida dei miei Avi riunirono gli antichi Stati in un grande Regno libero e indipendente nei suoi naturali confini. Se gli Italiani in qualunque vicenda ne seguiranno l’esempio, non sarà lontana la realizzazione degli ideali cui ho dedicato la mia vita: una Italia forte e rispettata all’estero, libera, operosa e socialmente pacificata all’interno, fedele alle tradizioni del suo glorioso passato, protesa verso un sempre più luminoso avvenire.

Questa è la certezza che mi conforta nel decimo anniversario del mio esilio.

Viva l’Italia!

 

Cascais, 13 Giugno 1956                                                    Umberto