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Regina Maria José, interviste

La mia vita nella mia Italia – di Giacomo Maugeri 1958 – 17

By Ottobre 10, 2018Ottobre 24th, 2021No Comments

SARTI E PARRUCCHIERI

A un chilometro o poco più da Merlinge, c’è la villa del professor Franceschetti. L’oculista e sua moglie sono grandi amici di Maria José. Franceschetti conserva molte lettere giuntegli dall’Italia quando la regina era inferma e si pensava che stesse per perdere irrimediabilmente la vista. “Si può vivere benissimo con un occhio solo”, scrivevano molti, “offro l’altro occhio alla regina”. Maria José non ha avuto bisogno di un trapianto, fortunatamente. Commossa per  queste offerte generose, a sua volta ha porto aiuto a tante persone minacciate di cecità pagando viaggi e soggiorni nella clinica di Franceschetti. Poi il professore ha  subito un grave incidente d’auto, ed allora era Maria José che quasi giornalmente veniva a fargli visita e a tenergli compagnia. Il grande oculista e la sua augusta cliente hanno in comune l’amore per la musica.

La musica è stata il maggiore conforto di Maria José nei giorni più critici, quando non si era certi che il male che la minacciava agli occhi potesse essere fermato. Dapprima. poiché non vedeva le note, non voleva più mettersi al piano, e mostrava quasi di non avere alcun interesse per la musica, per non confessare a se stessa che non era più capace di suonare. I suoi amici organizzarono un quartetto e per incoraggiarla si tennero a Merlinge dei concerti. La contessa Spalletti, la contessa Bossi-Pucci.
sue antiche dame di compagnia, erano venute dall’Italia per assisterla. La distraevano leggendole dei libri. Riuscirono a persuaderla a rimettersi al piano, a tentare di suonare a memoria. Le musiche, le note, le ritornarono in mente. E ciò le diede coraggio. C’era a Ginevra una violinista ungherese, profuga, che aveva bisogno di essere aiutata. Maria José le propose di fare delle sedute di musica a pagamento, a Merlinge, dei “duo” di piano e violino. E a poco a poco la guarigione venne: quella fisica, dopo quella morale.

Maria José aiuta dei giovani musicisti, fornendo loro i mezzi per studiare, per prepararsi a concorsi, per tenere concerti. Autori sconosciuti partecipano ai concerti privati che Maria José organizza apposta a Merlinge perché essi possano far conoscere le loro composizioni a una cerchia ristretta di intenditori.

Sarti e parrucchieri non hanno un grande posto nella sua vita, ma un posto lo hanno. Da un anno ha scoperto a Losanna un sarto che è anche un collezionista d’arte.
La bottega di Giovanni Viviani è allo stesso tempo una sartoria e una galleria di quadri: vi si taglia e cuce davanti a preziose tele di Renoir, Dufy, Cézanne, Vlaminck, Modigliani, Kisling. Viviani è specializzato nei tailleurs e negli abiti sportivi. Sono quelli che Maria José predilige. Sceglie abitualmente modelli semplici e raccomanda che le si facciano molte tasche: quattro nella giacca e due nella gonna. Nelle prove, è molto docile. «Mi faccia venire tutte le volte che vuole », dice a Viviani, «perché mi piace venire qui da lei». Sono quindici anni, da quando si rifugiò in Svizzera nel 1943, che Maria José frequenta lo stesso negozio di parrucchiere, Geiser & Neuhaus, e si fa pettinare da Rosa Neuhaus. «Ha voluto sempre essere pettinata», dice questa attempata signorina, «con la riga in mezzo, senza ondulazione, una acconciatura très modeste et très classique. Arriva sola, prende posto in un piccolo box, come tutto le altre clienti, è gentile con le manicure, si interessa dei piccoli problemi del negozio, ama le storie della piccola gente e siccome le amo anch’io lei mi fa chiacchierare ».

Rosa Neuhaus ha pettinato anche le principesse. Titti, convinta di non essere bella quanto le sorelle, aveva bisogno di essere rassicurata. «Non sono carina, vero?»,
diceva alla parrucchiera. E poi: « Credete che un giorno sarò carina? ». « Ma lo siete già! », ribatteva la signorina Neuhaus. E Titti, incredula, spalancando gli occhi: «Lo credete davvero, o dite così per dire?».

 

LA SUA RIVINCITA

 

Un giorno, a Merlinge, le principesse le mostrarono tutte trionfanti un gatto nero: con la tintura per capelli gli avevano tinto il pelo di un bel rosso rame. « Non è vero che è venuto bene?», diceva Titti. «Ma la fatica che abbiamo dovuto fare. Perché non voleva, sapete? Specialmente quando abbiamo dovuto fare lo shampooing. È stato molto difficile lavarlo».

« La prima volta che andai a pettinare la regina, nel 1943, a Montreux, ero molto intimidita», dice la signorina Neuhaus. «Mi avevano raccomandato di non parlarle dell’Italia. Ricordo che allora aveva un’aria molto triste e che non ‘teneva molto alla pettinatura. Si trascurava un po’. Fu lei a parlare per prima dell’Italia e disse di essere infelice per le sventure che la guerra causava al popolo “che era innocente”. Quand’era sofferente. e si sapeva che soffriva molto, non si è mai mostrata infelice o patetica. È stata per molto tempo una regina triste, ma mai infelice Prima la si vedeva ripiegata su stessa. Ora è gaia. Questa trasformazione è incominciata tre, quattro anni fa, da quando si è sposata Maria Pia. La regina diceva di essere contenta che sua figlia avesse trovato la felicità e che suo genero fosse “uno dei più simpatici ragazzi del mondo”. “Però”, soggiungeva, “senza Maria Pia la casa è vuota”. Io credo che ora sia la presenza di Maria Gabriella a rendere gaia la regina ».

Indubbiamente, sono i figli che portano a Maria José ottimismo e giovinezza. Sani, simpatici, sicuri di sé, sono spensierati e felici come Maria José avrebbe desiderato essere, vivono come Maria José avrebbe desiderato vivere. Attraverso di loro, attraverso le loro speranze, ambizioni, successi, la regina di maggio sta prendendo la sua rivincita sulla vita.