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Colloqui con re Umberto di Nino Bolla

Colloqui con Re Umberto – di Nino Bolla – 15

By Febbraio 2, 2021Gennaio 24th, 2022No Comments

 

I trentacinque giorni

  • L’epilogo della serrata lotta con il governo De Gasperi

L’ultimo colloquio avviene il mattino del 1° febbraio. Ripartiremo poi in aereo da Lisbona nel pomeriggio.

– “Si è parlato di un imminente viaggio di Vostra Maestà nell’america del Sud”.

– Per il momento no. Comunque il viaggio risponderebbe puramente ad un mio desiderio intimo nel ricordo sempre vivo delle visite del passato. E, giacché siamo in argomento,  le dirò che dopo tante dolorose vicende l’Italia abbisogna più che mai, per la sua riaffermazione nel mondo, di sentirsi vicini e solidali tutti i suoi figli, soprattutto quelli che vivendo ed operando nelle libere Americhe sono maggiormente comprendere e secondare le speranza della nostra Nazione.

– Ho portato con me un elenco di domande che avrei voluto rivolgere già nei giorni precedenti.

“Come si svolge la vita di Vostra Maestà qui?”

“Tra la compagnia delle mie figliuole e le letture, con visita saltuaria a Lisbonache è una città estremamente interessante, oltre che molto ospitale, come d’altronde tutto il Portogallo.”

Scelgo un foglio più grande degli altri ma la domanda è breve; spiego:

Forse, dato l’argomento, la risposta sarà lunga.

– “Riguarda l’amnistia, che desideravo in un modo e mi si voleva far firmare in un altro?”

– “No questa domanda sarebbe venuta dopo: comunque potrei avere senz’altro la risposta?”

– “Era mio intendimento di concorrere nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi soprattutto senza interminabili processi, alla concordia degli italiani con un gesto di clemenza: è consuetudine della mia Casa, che un gesto di clemenza venga compiuto da colui che sale al trono. Il mio attivissimo ministro, Falcone Lucifero, sa che ero deciso a non firmare un decreto d’armistizio come quello che mi si voleva far firmare”.

– “Taluno fa colpa al Vostra Maestà di aver firmato, soprattutto come Luogo tenente, troppi decreti che non potevano fare il vantaggio della Monarchia”.

– “Le mie logiche esitazioni a firmare, le opportune tergiversazioni del mio collaboratore più diretto, la giusta richiesta di modificazioni, tutto spiega qual era il mio stato d’animo”.

– “Perché Vostra Maestà quando era Principe Ereditario e a Brindisi non assunse immediatamente il comando delle forze italiane di liberazione?”.

– “Lei sa benissimo ciò che mio padre ed il suo governo nella speciosa situazione di cobelligeranti, potevano fare… Il mio desiderio di condividere disagi e pericoli con le nostre truppe in prima linea era tale che giunsi in alcune città nei momenti più difficili ed appassionanti, accolto ovunque, dico ovunque, da spontanee manifestazioni”.

E mi ricorda Firenze ove nell’ora della liberazione Umberto attraversò la città al fianco dell’On. Calamandrei; e Bologna, ove ebbe alla sua destra, passando tra ali di popolo, il sindaco Comunista Dozza.

– “Fui a Verona con il ministro Casati e l’on. Gasparotto: festosa accoglienza. A Fossoli visitai la tomba del valoroso figlio di Gasparotto: non cercavo soltanto reparti dell’Esercito e favorevoli. Quando l’on. Boldrini chiese di presentarmi la sua divisionedi partigiani aggregati alla Divisione Cremona aderii senz’altro. Passai tra mitra spianati e volti seri, e forse ci divideva più l’apparenza che la sostanza, non di certo l’amore per la Patria”.

– “Quale ricordo Vostra Maestà conserva degli ultimi giorni di lotta serrata con il governo?”

– “Non so nutrire rancori ma non so neppure dimenticare.

Il presidente De Gasperi sia durante la luogotenenza che alla ascesa al trono, godeva della mia piena stima poiché ripagava lealtà con lealtà, era un capo di governo di fronte al capo dello Stato, entrambi desiderosi di operare nell’esclusivo interesse del Paese. Circa gli avvenimenti degli ultimi giornie la mia partenza mentre ero pur sempre capo dello Stato, lei comprenderà come io non intenda uscire dal riserbo che mi sono imposto”.